Il fonte di Sant’Eustorgio

“Esiste ancora oggi, non lontano dalle mura di questa città, a meridione, presso la via che conduce alla città di Pavia, una fonte da cui sgorgano acque limpide e salutari. Lì giunto con tutti quelli che erano segnati, dopo aver concluso un lungo periodo di digiuno, il venerando presule Gaio si inginocchiò rivolto al Padre del Signore Gesù Cristo e, invocata secondo il costume la presenza dello Spirito Santo, benedì solennemente quel fonte e immergendo tutti i catecumeni li santificò nell’unico nome della Trinità con l’imposizione della mano. Quindi, celebrati insieme i divini misteri e dopo aver ancora pregato, affidò le sue pecore a Dio che crea e governa. Per tutto il tempo del suo episcopato, dato che per l’avversità dei pagani non si poteva costruire un edificio sacro per le assemblee della comunità, clero e popolo dei fedeli trovarono conveniente celebrare i divini misteri in quel luogo. La fonte ha conservato sino ad oggi la grazia di quella prima benedizione, così che molti malati, se, bruciati dalla forza della febbre, hanno bevuto di quell’acqua, si sono rallegrati di aver assunto senza indugio una medicina tanto salutare”
(Anonymi Mediolanensis Libellus de situ civitatis Mediolani, de adventu Barnabe apostoli et de vitispriorum pontificum Mediolanensium, edd. A. e G. Colombo, Bologna 1951, RRIISS² , I, 2, p. 27).

Le tradizioni connesse con la sorgente prodigiosa presso Sant’Eustorgio sono riportate per la prima volta dal Libellus de situ civitatis Mediolani, redatto verso la fine del X secolo. Questa sarebbe stata utilizzata come fonte battesimale all’epoca di Gaio, secondo vescovo noto della città, e nei suoi pressi si sarebbero svolte le più antiche celebrazioni liturgiche.

La sorgente è stata poi successivamente messa in relazione con l’apostolo Barnaba, ricordato nel Nuovo Testamento come compagno di s. Paolo nell’opera di conversione dei gentili e che a Milano diventa secondo la tradizione il primo evangelizzatore della città.

Tale collegamento è fortemente sostenuto a metà del Trecento da Galvano Fiamma, domenicano del convento di S. Eustorgio: Barnaba, che non intendeva dimorare in una città ancora pagana, avrebbe posto la propria residenza fuori delle mura, presso la sorgente e qui avrebbe celebrato all’aperto la prima messa.

Il “fonte di S. Eustorgio” come è denominato in documenti a partire dalla fine del XIII secolo, dopo l’età medievale, conobbe un lungo periodo di abbandono e degrado e venne utilizzato come lavatoio; Federico Borromeo decise di restaurarlo e vi fece costruire sopra la chiesa di San Barnaba, progettata dal Richini, che venne consacrata nel 1623 e demolita nel 1844.

Oggi il fonte è conservato sotto il cortile di una casa prossima alla basilica (in Piazza Sant’Eustorgio 8) e si presenta come un semplice bacino in granito serizzo di circa 2 m di lato. Un disegno del 1621 mostra l’impianto esistente prima della costruzione della chiesa: una piccola edicola quadrangolare conteneva la vasca, alimentata da un condotto che doveva captare l’acqua di risorgiva.

fonte sant'eustorgio