Le case di ringhiera nel Quartiere Ticinese

Quasi una città nella città, il quartiere Ticinese ha sempre avuto una caratterizzazione netta e ben differenziata dagli altri sestieri cittadini, oltre ad essere stato per molto tempo uno dei più popolari di Milano che con il tempo si è imborghesito, rivalutato e gentrificato. Fino ai primi decenni del Novecento la zona presentava un’alta densità di abitazioni ma negli anni trenta, con lo smembramento della Vetra e la successiva realizzazione del parco delle Basiliche, oltre alla demolizione dell’isolato interposto fra le Colonne di San Lorenzo e la vicina basilica, la situazione è leggermente mutata.
In questo quartiere, tra via Vigevano e Alzaia Naviglio Grande, si trova una serie di angoli insoliti e suggestivi fatti di cortili, case di ringhiera e antichi lavatoi.

La storia di questa parte caratteristica della città ha origine nel XII secolo con la costruzione del primo tratto navigabile della rete idrica urbana ma ancora oggi la zona dei Navigli conserva intatto il fascino della Vecchia Milano.
Le case di ringhiera rappresentano il simbolo di un’epoca segnata dal fenomeno dell’immigrazione come conseguenza della nascita dell’era industriale e del conseguente grande sviluppo della città, nei primi decenni del XX secolo.
Una casa di ringhiera è un condominio di edilizia popolare strutturato da due a sei piani con una facciata esterna semplice e spartana, senza balconi. Il perimetro è generalmente un quadrilatero regolare e racchiude un cortile interno ad uso comune, fulcro della costruzione. Qui convergono le scale, più che altro esterne, che portano ai piani superiori, scanditi singolarmente da una balconata continua con una ringhiera di metallo che corre per l’intera lunghezza del piano, unificando tutti gli appartamenti, ai quali si accede dal ballatoio stesso attraverso le porte di ingresso delle singole abitazioni. Il nome “ringhiera” deriva appunto dal parapetto del ballatoio, uno spazio comune che ancora oggi viene condiviso dagli abitanti per stendere i panni.

Originariamente le case erano costituite da due o tre stanze senza servizi igienici privati ma con un piccolo bagno esterno collocato in fondo al ballatoio e condiviso dagli abitanti del piano. Il cortile, ancora più del ballatoio, era luogo di socializzazione: qui vi si trovavano i lavatoi per le attività domestiche e i bambini potevano giocare liberamente al sicuro dalla strada. Questa tipologia di abitazione, tipicamente meneghina, ha attraversato molteplici trasformazioni, pur conservando immutato il proprio fascino.

Nella zona di corso San Gottardo convivono le versioni più affascinanti e le residenze più fedeli alle case di ringhiera di una volta.
Al giorno d’oggi le case di ringhiera hanno mantenuto i caratteristici ballatoi e cortili lastricati e ciottolati ma le abitazioni hanno assunto una connotazione meno rustica e sono talvolta diventate piccoli gioielli nascosti. In Corso San Gottardo, si trovava il cosiddetto “Borgh di formaggiatt”, (il borgo dei formaggiai), una serie di botteghe che lavoravano il latte portato dalle chiatte che risalivano il Naviglio Pavese. Questo borgo non esiste più ma sono ancora diverse le case di ringhiera che si possono ammirare lungo questo Corso come il magnifico cortile-strada del civico 14.