CAPPELLA PORTINARI

La cappella Portinari fu realizzata tra il 1462 e il 1468 circa su commissione di Pigello Portinari, un fiorentino trasferitosi a Milano per divenire responsabile del Banco Mediceo. Pigello aveva infatti una particolare devozione per San Pietro martire, molto venerato e conosciuto anche a Firenze per la sua attività

di predicatore, e destinò la cappella alla propria sepoltura, un tempo incassata nel pavimento, al centro. Dopo la morte di Pigello, avvenuta nel 1468, la cappella svolse funzioni di coro iemale, fatto che spiegherebbe la presenza del motivo degli angeli musicanti sul tamburo della cupola.

La struttura architettonica si articola in un vano principale a pianta quadrata, con cupola a sedici spicchi, e una piccola abside, anch’essa quadrata, secondo uno schema brunelleschiano, voluto probabilmente da Pigello per ribadire le proprie origini fiorentine. La cappella costituisce una testimonianza fondamentale degli esordi di un linguaggio rinascimentale di matrice toscana innestato sulla cultura lombarda. Grande rilievo assume la ricca decorazione plastica, prevalentemente in terracotta, che coinvolge la trabeazione, gli archivolti, le incorniciature delle finestre, che dialogano con gli splendidi affreschi di Vincenzo Foppa dedicati alle storie di San Pietro Martire.

Per quanto riguarda l’attribuzione del progetto, prendendo spunto da Vasari, si era pensato al fiorentino Michelozzo, ipotesi in seguito respinta per motivi stilistici e cronologici; altri studiosi hanno pensato a un intervento del Filarete. E’ stato anche proposto il nome dell’architetto lombardo Guiniforte Solari, in quegli anni attivo nel Duomo e nella Certosa di Pavia, che sarebbe stato qui affiancato da consulenti legati alla cultura fiorentina.
Oggi al centro della cappella si trova l’arca di San Pietro Martire, di Giovanni di Balduccio, in origine collocata in basilica.

L’ARCA DI SAN PIETRO MARTIRE

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