Scopriamo le chiese monumentali di Milano che insieme a Sant’Eustorgio fanno parte della nuova Comunità Pastorale dei Santi Magi.

Santa Maria presso San Satiro

Santa Maria presso San Satiro è una delle chiese più importanti di Milano. La sua costruzione venne avviata alla fine del XV secolo per volere del duca Gian Galeazzo Sforza che voleva consolidare il culto mariano e dare alla città un pregiato edificio monumentale.
L’edificio è stato progettato secondo i canoni rinascimentali da Donato Bramante inglobando l’antico sacello di San Satiro, da cui la denominazione, ma di fatto i lavori per la costruzione iniziarono nel 1478 mentre l’architetto urbinate fu coinvolto solo tra il 1480 e il 1482.
La chiesa si erge su una inusuale pianta a croce commissa (mancante del braccio superiore) dal momento che lo spazio a disposizione era limitato. Questa difficoltà fu affrontata dal Bramante con un finto coro, un capolavoro di pittura prospettica.
La pianta della basilica è completata dal sacello di San Satiro (che fa parte del complesso originario insieme al campanile), disallineato rispetto al transetto sinistro, e dalla sacrestia a lato della navata di destra.
Nel 1486 l’incarico di realizzare la facciata fu attribuito a Giovanni Antonio Amadeo che però riuscì a completare solo lo zoccolo. Nel 1871 Giuseppe Vandoni realizzò la facciata definitiva in forme neorinascimentali.
Nell’intersezione tra navata e transetto si trova una cupola a otto spicchi con copertura a tamburo la cui decorazione (con tondi inframezzati da lesene) riprende le forme della copertura della Cappella Portinari. L’architettura nel complesso risulta un’elegante fusione tra il disegno dalle linee geometriche pulite e chiare della scuola rinascimentale toscana e i ricchi spartiti decorativi lombardi.

Come accennato, a rendere difficoltosa la realizzazione di un impianto monumentale era la mancanza di spazio per la realizzazione del coro. Nello spazio di 97 centimetri il Bramante realizzò rilievi e modanature in cotto, poi dipinti a formare una fuga prospettica che simulasse uno spazio pari ai bracci del transetto di 9,7 metri.
Il finto coro, assoluto punto di forza dell’intero edificio, risulta decorato con volta a botte a cassettoni composta da tre arcate che riprende la copertura dell’aula e termina nell’illusione prospettica in una controfacciata nelle cui parti laterali sono presenti due nicchie coronate da conchiglie.

Questo escamotage è considerato il primo esemplare di trompe-l’œil ma costituisce in realtà un esempio di stiacciato trasferito dalla scultura all’architettura.
Entrando in chiesa, nella navata di destra si apre l’ingresso alla sagrestia bramantesca, un battistero dalle forme più slanciate rispetto al resto dell’edificio, a pianta ottagonale impostata su due ordini orizzontali.
ll sacello di San Satiro ha invece una struttura con pianta a cella tricora sovrapposta ad un quadrato con colonne perimetrali e fa parte del nucleo originario della costruzione.
Dello stesso periodo dell’intervento di Bramante esiste un gruppo di statue in terracotta dipinta, opera di Agostino Fonduli, che vanno a creare la Pietà.

San Lorenzo Maggiore

La basilica di San Lorenzo è tra le più antiche chiese della città ed era nota in epoca paleocristiana come basilica palatina, denominazione derivata dalla sua vicinanza al Palazzo imperiale romano di Milano (palatium). L’edificio, il primo a simmetria centrale dell’Occidente Cristiano la cui pianta risale all’epoca tardo-imperiale, realizzata tra il 390 e il 410, è stato ricostruito e modificato più volte nella configurazione esterna.
La chiesa e le antistanti colonne di San Lorenzo, un tempo parte dell’anti portico dell’edificio, sono considerate tra i maggiori complessi monumentali di epoca romana tardo imperiale di Milano.

Tra l’XI e il XII secolo l’edificio fu pesantemente intaccato da due incendi nel 1071 e nel 1075 e la sua cupola crollò nel 1103, per poi essere di nuovo distrutta assieme a parte dell’edificio in un altro incendio nel 1124. Durante la ricostruzione la chiesa mantenne inalterato l’impianto interno originale, sviluppato attorno ad una pianta centrale.

Si ipotizza che un tempo ci fosse un quadriportico annesso alla basilica, di cui fanno parte le odierne Colonne di San Lorenzo, il quale conduceva a tre portali che portavano al corpo principale. La struttura è composta da una pianta centrale ed è formata da un tetraconco (un quadrato ed un cerchio sovrapposti) con quattro grandi absidi, una per ogni lato del quadrato di base. Al corpo centrale sono collegate diverse cappelle, realizzate in epoche diverse: le principali sono la Cappella di Sant’Aquilino, la Cappella di Sant’Ippolito e la Cappella di San Sisto. A completare e contenere l’imponente struttura, le quattro torri campanarie a pianta quadrata, situate agli angoli della chiesa. Al centro svetta il tiburio ottagonale che cela la cupola interna, realizzata intorno al 1573, e che si distingue stilisticamente dal resto degli elementi architettonici costruiti in epoche precedenti.

All’interno la basilica è organizzata in modo concentrico e lungo tutto il perimetro corre un deambulatorio, separato dalla parte centrale da esedre poste su due livelli e inserite in arconi di ordine gigante.Il livello superiore forma il matroneo e le esedre presentano stili diversi.
Costruita fra il 1574 e il 1591, una grande cupola ovoidale divisa in spicchi e traforata da finestre sovrasta l’area centrale della chiesa. Alla sua sommità, una lanterna fa entrare un fascio di luce dall’alto.

L’ampio ambiente centrale, collegato alle cappelle, disposte intorno in senso radiale, risulta ancora più esteso grazie alle esedre che allargano lo spazio. Dell’aspetto interno originale conosciamo il fatto che fosse decorato con stucchi, marmi colorati e mosaici, secondo quanto descritto nel Versum de Mediolano civitate redatto nell’VIII secolo.

La basilica di San Lorenzo è stata un simbolo dell’eredità imperiale romana a Milano per tutto il Medioevo mentre nel Rinascimento il tempio divenne un celebre caso di studio per i grandi dell’architettura come Bramante, Filarete, Leonardo e Giuliano da Sangallo.

San Giorgio al Palazzo

La chiesa di San Giorgio al Palazzo si trova lungo l’asse di via Torino, nella piazzetta omonima. Un primo edificio di culto venne costruito nel 750 nello stesso luogo dal vescovo di Milano, San Natale, sulle antiche vestigia del palazzo imperiale romano (da cui il nome della chiesa) di Mediolanum, voluto da Diocleziano come sede del tetrarca.

L’edificio attuale è il risultato di una serie di interventi che a partire dal XVI secolo ne hanno via via modificato l’aspetto originario: tuttora la chiesa conserva al suo interno importanti testimonianze della sua storia passata, dalla fase romanica al Seicento. Una chiesa più grande di quella alto medievale venne costruita nello stesso luogo nel XII e alcuni documenti del 1158 e del 1201 confermano la presenza del Carroccio di Milano, in tempo di pace, all’interno della chiesa di San Giorgio.

All’esterno, l’edificio è caratterizzato da una facciata settecentesca. In precedenza costituita da una parete in mattoni con tre portali rinascimentali, quella attuale interamente rivestita in marmo è invece opera di Francesco Croce e risale al 1774.

L’interno della chiesa è composto da una pianta a croce latina con tre navate, transetto poco sporgente e una profonda abside. Alcune cappelle laterali furono costruite nel Cinquecento e tra queste spicca la cappella della Passione, composta da una volta a botte con altare in marmo, affrescata nel 1516 da Bernardino Luini, che nel 1623 venne ristrutturata in stile barocco su progetto di Francesco Maria Richini. Nella prima cappella di destra è visibile invece la pala di Gaudenzio Ferrari San Girolamo.

L’edificio è sormontato da una cupola neoclassica a volta cassettonata che riporta, nei pennacchi, i Quattro Evangelisti. L’opera è di Alfonso Parrocchetti, costruita alla fine del XIX secolo, come è dello stesso Parrocchetti anche l’alto campanile neoclassico annesso al braccio destro del transetto. Entrambi furono portati a termine nel 1899. L’abside, coperta da una cupola con lanterna, è affiancata da due pulpiti e ospita il presbiterio, cinto da una balaustra, con altare maggiore barocco in marmi policromi.
Tra il 1800 e il 1821, l’interno della chiesa di San Giorgio al Palazzo è stato interamente restaurato da Luigi Cagnola e così è arrivato ai giorni nostri.
La chiesa è sede della rappresentanza milanese del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Sant’Alessandro in Zebedia

La chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia si trova nell’omonima piazza, in prossimità di Via Torino. La sua fondazione risale ai primissimi anni del XVII secolo e sorge nell’area dove in epoca romana si trovava il cosiddetto carcere “di Zebedia” o “Zebedeo”, che la tradizione indica come luogo di prigionia di sant’Alessandro martire.

Su progetto di Lorenzo Binago, affiancato da Francesco Maria Richino, la costruzione della chiesa iniziò nel 1601, e la prima pietra venne posata il 30 marzo 1602 dal cardinale Federico Borromeo. L’edificio costituisce uno degli esempi più precoci di Barocco milanese e la sua costruzione fu molto veloce rispetto ad altri cantieri religiosi in corso all’epoca. I lavori della cupola terminarono nel 1626 mentre gli esterni della chiesa furono completati dal Richino nel 1658, mentre proseguivano i lavori di decorazione interna.

L’edificio è costituito da una pianta centrale a croce greca sormontato da una cupola e da un secondo corpo minore a pianta rettangolare con volte poggianti su colonne isolate, anch’esso sovrastato da una cupola, che funge da presbiterio. La facciata, seguendo il modello di inizio rinascimento, è decorata con bassorilievi ed è affiancata da due campanili.

L’interno è decorato in stile barocco ed arricchito da opere pittoriche di arte lombarda risalente al ‘600/’700, tra cui spiccano tele di Camillo Procaccini e Daniele Crespi. I confessionali, il pulpito, il coro e gli altari rappresentano esempi di opere d’arte barocca dalle quali emerge il rigore geometrico nella definizione delle linee ma anche un ridondante gusto barocco nella decorazione policroma delle pietre, che sembra ispirarsi a opere di intaglio tardo medievale. Il forte impatto estetico di queste opere si deve più che altro alla rarità e bellezza dei materiali dal momento che i disegni risultano più semplici e geometrici.

Il bellissimo altare centrale, riccamente elaborato, è un’opera di intaglio costituita da marmi pregiati, bronzo e pietre preziose. È stato donato dalla famiglia Visconti di Modrone e realizzato da Giovanni Battista Riccardi detto il Donnino negli anni 40 del Settecento e riporta al centro il rilievo con il Seppellimento di sant’Alessandro. All’interno della chiesa sono stati sepolti Bernabò Visconti e sua moglie Regina della Scala, che inizialmente riposavano nella cripta di San Giovanni in Conca.