La chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia
La chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia è tra gli edifici barocchi più imponenti di Milano, in cui la sontuosità dei marmi e la ricchezza delle cromie incarnano perfettamente l’architettura tipica del Seicento italiano.
La costruzione della chiesa fu avviata nel 1601 in un’area in cui in epoca romana sorgeva un carcere indicato come “di Zebedia” o “Zebedeo”, che, secondo l’agiografia cristiana, avrebbe accolto come prigioniero Sant’Alessandro martire (III secolo). Il carcere, simbolo delle persecuzioni contro i cristiani, fu successivamente demolito e sulle sue rovine fu eretta una piccola chiesa dedicata al martire, di cui si ha traccia a partire dal V secolo.
La costruzione fu molto veloce: la cupola, in particolare, fu completata nel 1626, mentre l’intero edifico fu terminato nel 1658, con la prosecuzione dei lavori di decorazione interna.
La facciata della chiesa è fortemente movimentata, ricca di bassorilievi e affiancata da due campanili gemelli. L’edificio presenta una pianta centrale (croce greca) coperto da una cupola cui si aggiunge un secondo corpo minore, anch’esso sovrastato da una cupola, che funge da presbiterio.
Per quanto riguarda la decorazione interna della chiesa, sono da rilevare il pulpito e i due confessionali posti di fronte all’altare maggiore, spettacolari esempi di arte barocca, interamente rivestiti da pietre dure intagliate (1661). Queste opere mostrano contemporaneamente rigore geometrico nella definizione delle linee e ridondante gusto barocco nella decorazione policroma delle pietre, che sembra ispirarsi a opere di intaglio di epoca tardo-medioevale. L’altare centrale è fra i più ricchi ed elaborati di Milano, opera di intaglio costituita da marmi pregiati, bronzo e pietre preziose.
Le opere pittoriche che decorano il ricco interno barocco sono una bella galleria di arte lombarda del Seicento e Settecento, con tele di Camillo Procaccini, tra cui “L’Assunta” (1612) nell’ultima cappella della navata destra, “L’Adorazione dei pastori” (1615) – definito una delle migliori opere di questo autore – nella cappella di testa della navata destra, “La Crocefissione” nella prima cappella a sinistra, e tele di Daniele Crespi, tra cui “La Decollazione del Battista”.
Da ricordare, infine, il vastissimo ciclo di affreschi che ricopre completamente gli arconi, i voltini e le sette cupole minori e ha il suo culmine nella cupola maggiore che rappresenta il Paradiso, compiuto in quattro anni da Filippo Abbiati e Federico Bianchi (1693-1697).



Dal 15 novembre 2025 al 1 febbraio 2026 terza edizione del “Museo Diffuso 2025 – Tutto canta il creato”
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Centenario Francescano: 800 anni dal Cantico delle Creature
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