Verso il DanteDì

cappella portinariAbbiamo citato in precedenza la simbologia che lega la struttura decorativa della Cappella Portinari con il Paradiso. Osservando la cupola dall’interno si ha quasi la sensazione di essere portati verso l’alto, di essere avvolti ed accompagnati verso l’arcobaleno di colori che cattura lo sguardo.

Se si considerano le opere pittoriche che fanno parte dell’impianto iconografico della Cappella Portinari, realizzate da Vincenzo Foppa, queste risultano essere di facile ed immediata lettura e comprensione. Ci sono due episodi mariani sull’arcone di ingresso e su quello opposto, mentre gli avvenimenti legati a Pietro da Verona sono affrescati sulle pareti della Cappella ed hanno lo scopo di insegnare in modo semplice e diretto le virtù del santo in modo che possano essere imitate per condurre una vita degna del Paradiso.

Salendo con lo sguardo troviamo nei pennacchi i quattro dottori della Chiesa: san Gregorio Magno, san Girolamo, sant’Ambrogio e sant’Agostino; al di sopra, sul tamburo, venti figure angeliche modellate ad altorilievo in terracotta formano una danza gioiosa. Gli spicchi che compongono la cupola sono forati a sezioni alterne a mezza altezza da oculi: in quelli chiusi sono rappresentati otto busti di santi che sono stati identificati con gli Apostoli.

Con il naso all’insù esaminiamo la meravigliosa cupola: questa è affrescata a fasce concentriche secondo una scala cromatica simbolica ed ogni spicchio presenta una texture a scaglie che quasi ricordano le piume delle ali degli angeli appena sottostanti.

Partendo dalla sommità della Cappella, tutto il progredire delle decorazioni rimanda al diffondersi della luce divina: dal Paradiso, dimora degli angeli danzanti, scende verso la terra e verso l’uomo mortale, in questo caso il defunto Pigello, attraverso il messaggio della Chiesa (rappresentata dagli Apostoli e dai Dottori) e la mediazione di Maria e dei Santi, in particolare San Pietro Martire.

Dal Paradiso della Cappella Portinari a quello dantesco. Da Pigello a Beatrice, sua antenata, figlia di Folco Portinari, il capostipite di una delle famiglie più rilevanti di Firenze.

Secondo la tradizione, Beatrice Portinari è la giovane che nella “Vita Nova” Dante Alighieri racconta di aver incontrato prima a 9 anni, vestita di rosso, e poi a 18 in abito bianco. Il Poeta le dedica componimenti ed un amore tenuto segreto a lungo. È proprio lei ad accompagnarlo attraverso i Canti del Paradiso nella Divina Commedia.

La donna infatti ricompare nel Canto XXX del Purgatorio, nel mezzo di una maestosa processione, dove lo rimprovera e lo induce al pentimento e alla confessione mentre Virgilio scompare. Dopo averlo condotto a bagnarsi nell’acqua del Lete che fa dimenticare le colpe e con quella dell’Eunoè che ravviva il ricordo del bene compiuto, Beatrice accompagnerà Dante nell’ultima parte del viaggio, la salita al Paradiso.

Alla fine del percorso Beatrice, che rappresenta la Fede e la Sapienza, torna a sedersi nella ‘candida rosa’, al cospetto di Dio e affida Dante a San Bernardo, l’ultima guida del Poeta.