Pigello Portinari a Milano

Discendente di una importante famiglia mercantile di Firenze, Pigello Portinari crebbe e si formò alla corte di Cosimo de’ Medici e nel 1452 si trasferì a Milano per aprire e dirigere la nuova filiale del Banco Mediceo voluta da Francesco Sforza. Qui divenne una figura di rilievo della Milano sforzesca, un uomo di governo di primaria importanza, rappresentante degli indirizzi della politica estera dei Medici.

La principale e più nota tra le opere attribuite alla committenza di Pigello Portinari è la Cappella Portinari in Sant’Eustorgio a Milano, costruita tra il 1462 e il 1468 e affrescata da Vincenzo Foppa. Non si tratta, tuttavia, dell’unica opera realizzata dietro l’impulso del fiorentino.

Poco dopo il suo arrivo a Milano Portinari stabilì la sede della filiale del Banco Mediceo e la propria dimora in un palazzo donato da Francesco Sforza a Cosimo de’ Medici il 20 agosto 1455. L’edificio era situato a porta Comasina, parrocchia S. Tommaso «in cruce Sichariorum» (l’odierna via dei Bossi al numero 4), fu ampliato, abbellito e parzialmente ricostruito da Pigello e Cosimo: i lavori si svolsero rapidamente e si conclusero intorno al 1459, rendendolo quella che il Filarete designò come «la più bella casa di Milano».

L’aspetto dell’edificio ci è noto dal trattato del Filarete, che riporta, oltre ad alcune notizie, anche un’incisione con l’illustrazione della facciata, caratterizzata da elementi innovatiti del rinascimento toscano uniti ad altri più tradizionali dell’architettura milanese. Il palazzo mostra una facciata simmetrica con un basamento bugnato, un portale monumentale, un piano nobile con finestre binate poste su un’alta cornice e un cornicione all’antica a coronamento dell’edificio. Il palazzo presentava, inoltre, una ricca decorazione: intorno al 1456 la loggia e le sale furono decorate da Vincenzo Foppa con affreschi dal soggetto profano, dei quali è superstite solo un frammento con Cicerone fanciullo che legge conservato presso la “Wallace Collection” di Londra.

L’edificio fu demolito alla fine del XVIII secolo durante le sistemazioni urbanistiche intorno al Teatro alla Scala. Di esso rimane un portale monumentale conservato presso il Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco e alcuni tondi in terracotta con ritratti all’antica conservati nella Pinacoteca del Castello Sforzesco.