Eugenio, paladino del rito ambrosiano

Nell’Itinerario di Salisburgo, una guida per pellegrini composta verso la metà del VII secolo, tra i vescovi milanesi sepolti all’interno della basilica di Sant’Eustorgio si menziona anche un Eugenio. Potrebbe trattarsi dell’omonimo santo già ricordato nel Martirologio Geronimiano, il più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa (V secolo), e in alcuni testi agiografici, nei quali è descritto come un vescovo di Cartagine espulso dall’Africa al tempo delle persecuzioni pagane o dei Vandali ariani, che si sarebbe rifugiato in Corsica e di qui avrebbe raggiunto la costa ligure, morendo sull’isola di Bergeggi, presso Savona, dove ancora nel X secolo si veneravano le sue spoglie.

Non vi sono certezze al riguardo, ma le reliquie di Eugenio potrebbero essere giunte a Milano nella tarda età longobarda, quando i resti di altri santi conservati in chiese delle isole e della costa tirrenica vennero prelevati e trasferiti in centri dell’Italia continentale per sottrarli alla profanazione dei Saraceni. Successivamente, si perse il ricordo della precisa collocazione dei resti del santo e solo un evento prodigioso ne avrebbe consentito il ritrovamento. Lo storico Landolfo Seniore, che scrive alla fine dell’XI secolo, racconta, infatti, che Eugenio sarebbe apparso a una pia donna gravemente malata, guarendola e svelandole che la propria sepoltura era prossima al fonte di San Barnaba. Fu così possibile riscoprire le reliquie del vescovo e deporle in un’arca marmorea, che venne posta a destra di quella di Eustorgio.

Al di là del racconto agiografico, non è improbabile supporre che durante gli interventi di scavo necessari alla riedificazione romanica della chiesa sia stata individuata una sepoltura, attribuita per qualche motivo a Eugenio, offrendo la possibilità di rinnovare la devozione per questo santo e di predisporne il culto nel nuovo edificio.

Landolfo riporta anche una fantasiosa leggenda che attribuisce a Eugenio il mantenimento del rito ambrosiano. Papa Adriano I e lo stesso Carlo Magno, nel tentativo di uniformare la liturgia praticata e di abolire le peculiarità locali, avrebbero voluto imporre il rito romano anche nella diocesi milanese. Contro tale proposito si sarebbe tuttavia schierato Eugenio, “vescovo transalpino”, che avrebbe sostenuto con veemenza le ragioni dei milanesi nell’ambito di un concilio tenutosi a Roma e presieduto dal papa. Il pontefice, convinto anche da un prodigioso intervento divino, avrebbe quindi confermato la liceità della liturgia ambrosiana.