Il battistero di San Giovanni alle Fonti

 

La più antica testimonianza relativa al primo complesso episcopale milanese ci viene dal Vescovo Ambrogio: in una lettera del 386 alla sorella Marcellina egli ricorda una basilica vetus o minor (= antica o minore), una basilica nova quae maior est (= nuova che è maggiore) e una basilica baptisterii.

Se la basilica vetus, nell’area dell’attuale Duomo, costituì probabilmente il precedente della basilica di Santa Maria hiemalis (= invernale) ricordata nel IX secolo e la basilica nova è concordemente identificata con la cattedrale intitolata al Salvatore e poi a Santa Tecla, esistente fino al 1461 nell’area del sagrato del Duomo, per quanto riguarda il battistero la maggior parte degli studiosi è propensa a ritenere che Ambrogio si riferisse all’ottagono di San Giovanni alle Fonti, della cui costruzione fu promotore egli stesso.

Non è difficile spiegare questo fervore nella costruzione di nuovi luoghi di culto cristiano nel corso del IV secolo. Infatti, dopo la legittimazione del cristianesimo con l’editto proclamato nel 313 dall’imperatore Costantino, a Milano l’opera edilizia della chiesa divenne sempre più qualificante e incisiva. Tale attività culminò proprio nell’età di Ambrogio, vescovo di Milano dal 347 al 397, quando la città si arricchì di numerose basiliche, assumendo caratteristiche che vincoleranno anche lo sviluppo urbano medievale.

All’attività della chiesa milanese nel IV secolo si deve in primo luogo proprio la costruzione del complesso episcopale ricordato nella lettera di Ambrogio, destinato a diventare il nuovo centro della città.

Il battistero di San Giovanni alle Fonti, i cui resti sono tuttora conservati sotto il sagrato del Duomo, aveva pianta ottagonale. Al centro si trovava una grande vasca anch’essa ottagonale dotata di gradini in mattoni e rivestita in marmi bianchi. L’acqua, immessa in un condotto in laterizi che correva intorno al parapetto, fluiva nella vasca da est e si portava verso il lato opposto, dove i resti di due incassi nel pavimento fanno pensare a una delimitazione dello spazio riservato al vescovo durante la cerimonia.

Il pavimento del battistero, con piastrelle bianche e nere disposte a formare motivi geometrici, è ampiamente conservato. La decorazione interna prevedeva anche dei rivestimenti parietali a tarsie marmoree geometriche di diversi colori delle quali sono state recuperate numerosi frammenti. L’apparato decorativo del battistero è con ogni probabilità da ricondurre agli interventi operati dal vescovo Lorenzo I, agli inizi del VI secolo.